Inizio subito in accelerazione. Assistiamo al riassetto globale del gioco di potere, nel quale chi ha potere ne vuole sempre di più e in estrema sintesi lo strumento che sta utilizzando per ottenerlo è quello del “distanziamento sociale”, grazie al quale il popolo può serrare le imposte e vivere in simbiosi - propria e figurata - con la tappezzeria. A sancire la separazione della cosiddetta comunità intervengono due fattori fondamentali, l’assistenzialismo e il cosiddetto telelavoro. Il messaggio soggiacente è duplice: si sopravvive e non si vive, a tutto vantaggio del capitalismo e non è più possibile separare il “tempo della vita” (lebenszahl) dal tempo del lavoro. La casa diviene prigione e baluardo della fusione dei precedenti ritmi vitali. Non siamo più padroni del nostro tempo, e un uomo che non possieda tre quarti del suo tempo per sé stesso può ritenersi uno schiavo.

Sembra quasi scontato da dire, ma dal 10 potrebbero giungere le prime avvisaglie di un corpo che deve muoversi. Siete il moto perpetuo, la vitalità dell’unità mente-corpo, è giunto il momento di modulare, riassettare, rivedere questa quarantena per ascoltare di nuovo il suono di una conversazione senza barriere, telematiche, meccaniche, fisiche, materiali, mediche, allarmistiche. Prime Due Decadi incerte nei pensieri e nelle sensazioni, tornate alle origini, alla relazione e agli affetti per ritrovare l’assetto giusto.